Un esperimento rivoluzionario: gli scienziati del Max Planck Institute, utilizzando il reattore sperimentale Wendelstein 7-X (W7X) Stellarator, sono riusciti a produrre piccole quantità di plasma di idrogeno. “Con una temperatura di 80 milioni di gradi e una vita di un quarto di secondo, il primo plasma di idrogeno è stato completamente all'altezza delle nostre aspettative”, ha dichiarato il dottor Hans-Stephan Bosch, la cui divisione è responsabile per il funzionamento del Wendelstein 7-X.
Si tratta del primissimo passo per poter praticare quella che viene definita come una fusione nucleare stabile. All'esperimento ha partecipato anche Linde Kryotechnik, la divisione ingegneristica di Linde Group basata in Svizzera, che ha fornito la tecnologia criogenica vitale per il raffreddamento delle temperature in gioco. Un risultato raggiunto grazie ad un investimento di 370 milioni di euro, in parte coperti dal Governo federale tedesco e in parte dal resto dell'Europa.
Il reattore è stato azionato dal primo ministro tedesco Angela Merkel, anch'essa con un dottorato in Fisica, e per la prima volta è stato riprodotto ciò che accade all'interno delle stelle: il primo passo per la produzione di energia pulita, favorevole al clima e all'ambiente. Secondo gli scienziati, infatti, poco più di un grammo di combustibile da fusione sarebbe in grado di fornire la stessa quantità di energia di undici tonnellate di carbone e potrebbe alimentare il fabbisogno energetico di tutto il mondo per un periodo illimitato.
Per liberare questa grandissima quantità di energia, è necessario che due isotopi di idrogeno, il deuterio e il trizio, liberino i propri elettroni, formando in questo modo il plasma. Ma per arrivare a questo risultato all'interno del reattore devono svilupparsi temperature estremamente elevate, pari a svariati milioni di gradi Celsius. E per far sì che questo rimanga sospeso nella camera e non venga a contatto con le pareti del reattore, vengono utilizzati dei magneti superconduttori, mantenuti a temperature prossime allo zero assoluto.
E qui che è entrata in campo la tecnologia Linde, che si è rivelata essere uno dei sistemi di raffreddamento più complessi e sofisticati mai costruiti, il cui progetto iniziò già nel 1997, con uno studio di fattibilità.
Cavi, conduttori, pompe criogeniche, uno scudo termico. Oltre ad un sito di stoccaggio di elio da 10.000 litri, in grado di consentire la transizione rapida tra le modalità di funzionamento fino al picco della domanda. Un vero successo che getta le basi per la produzione di energia del prossimo secolo.